Narrativa instabile e tempo soggettivo nel romanzo “La coscienza di Zeno”: confluenze tra Letteratura e Psicoanalisi

Abstract

Italo Svevo è uno scrittore la cui opera si immerge profondamente negli enigmi della percezione e della realtà, esplorando la complessità della mente umana e della condizione esistenziale. Il suo romanzo “La coscienza di Zeno” si collega a questioni universali, come la natura del tempo, della memoria e della soggettività. L’autore invita il lettore a intraprendere un viaggio di interrogativi e scoperte, in cui la linearità del tempo viene decostruita e la psiche umana è esposta nelle sue molteplici sfaccettature. Nell’opera, il tempo è trattato come un’esperienza fluida e frammentata in cui passato, presente e futuro si intrecciano. Questo approccio risuona con la psicoanalisi freudiana, per la quale l’inconscio opera in un tempo a sé proprio, soggettivo. In questo lavoro, esploriamo alcune connessioni tra il romanzo e la teoria di Freud, concentrandoci sulla frammentazione del tempo psicologico e sul ruolo della memoria come elemento centrale per la comprensione della mente umana. In questo articolo, intendiamo mostrare come Svevo, sfidando le convenzioni narrative del suo tempo, offra una visione innovativa della soggettività, allineandosi alle idee freudiane sull’inconscio e sull’esperienza del tempo. Concludiamo che Svevo, decostruendo la linearità temporale attraverso la lente della poetica dell’inconscio, anticipi i concetti freudiani sull’inconscio. La letteratura di Svevo non solo riflette, ma amplia anche la comprensione psicoanalitica della condizione umana, sottolineando la rilevanza della sua opera per gli studi che si focalizzano sui dialoghi tra Letteratura e Psicoanalisi.